Rigassificatori: effetti di un eventuale attacco terroristico.

Piero Angela aveva torto! Anzi no… aveva ragione?

In rete non si contano le citazioni del libro “La sfida del secolo“, di Piero Angela e Lorenzo Pinna, pubblicato nel 2006/2007, proposte dai sostenitori della pericolosità dei rigassificatori.

Addirittura, stando a Piero Angela, un incidente catastrofico in un rigassificatore avrebbe conseguenze più gravi dell’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl (nota: l’incidente di Fukushima, del 2011, non si era ancora verificato).


(Copia-incollato da questa pagina web)

4 marzo 2007
Fonte: Piero Angela e Lorenzo Pinna LA SFIDA DEL SECOLO – ENERGIA – 200 domande sul futuro dei nostri figli.
Mondadori, III edizione gennaio 2007
Brano tratto da pag. 99

Domanda: Insomma, l’energia, in qualsiasi modo prodotta, ha provocato e continua a provocare delle vere stragi.

Risposta: Purtroppo è così. E c’è da aggiungere un’ultima osservazione. Chernobyl è stato il peggior incidente teoricamente possibile in una centrale atomica. Lo scenario da incubo per qualsiasi ingegnere nucleare. Cioè la fusione del nocciolo, lo scoperchiamento del reattore, e la fuga dei composti radioattivi volatili nell’atmosfera. E’ difficile pensare a qualcosa di peggio. Per il petrolio e in particolare per il gas si possono immaginare, invece, incidenti molto peggiori di quelli terribili appena raccontati. Il peggiore scenario possibile, fortunatamente, non si è verificato e speriamo non accada mai.

Domanda: E quale sarebbe il peggiore incidente immaginabile?

Risposta: Per esempio, una grande nave metaniera, che trasporta 125 mila metri cubi di gas liquefatto a bassissima temperatura, contiene un potenziale energetico enorme. Se nelle vicinanze della costa, per un incidente, dovesse spezzarsi e rovesciare in mare il gas liquefatto, potrebbe cominciare una sequenza di eventi catastrofici. Il gas freddissimo, a contatto con l’acqua di mare, molto più calda, inizierebbe a ribollire, a evaporare e formare una pericolosa nube.Questa nube di metano evaporato rimarrebbe più fredda e più densa dell’aria e potrebbe viaggiare sfiorando la superficie marina, spinta dal vento, verso la terraferma. Scaldandosi lentamente la nube comincerebbe a mescolarsi con l’aria. Una miscela fra il 5 e il 15 per cento di metano con l’aria è esplosiva. Il resto è facilmente immaginabile. Se questa miscela gassosa, invisibile e inodore, investisse una città, qualsiasi (inevitabile) scintilla farebbe esplodere la gigantesca nube. La potenza liberata in una o più esplosioni potrebbe avvicinarsi a un megaton: un milione di tonnellate di tritolo, questa volta nell’ordine di potenza distruttiva delle bombe atomiche. Le vittime immediate potrebbero essere decine di migliaia, mentre le sostanze cancerogene sviluppate dagli enormi incendi scatenati dall’esplosione, ricadendo su aree vastissime, sarebbero inalate in “piccole dosi”, dando luogo a un numero non calcolabile, ma sicuramente alto, di morti differite nell’arco d 80 anni. Si tratta di uno scenario assolutamente improbabile, ma non impossibile.

Domanda: Terrificante. Si può immaginar qualcosa di peggio o questo è lo scenario da incubo finale?

Risposta: Quello della metaniera, che si spezza vicino alla costa, viene definito il peggior scenario “energetico” possibile. Cioè l’incidente più catastrofico immaginabile fra tutte le fonti energetiche.


Ma Piero Angela era un divulgatore, non uno scienziato né un ingegnere e a smentirlo ha pensato un esperto di sicurezza e analisi dei rischi, l’ing. Gianni Petrangeli che, con la pubblicazione scaricabile in fondo al post “CADUTA DI UN AEREO SU UN SERBATOIO DI GNL IN MARE” presentata al convegno VGR (Valutazione e Gestione del Rischio) organizzato dall’Università di Pisa nel 2008, ha dimostrato, calcoli alla mano, che non c’è alcun rischio nemmeno nel peggiore degli scenari ipotizzabili. (altre sue pubblicazioni qui e qui)

Quarta di copertina del suo libro “Nuclear safety”
Quarta della seconda edizione di “Nucleare safety”

L’aereo considerato nel documento è un Boeing 767 (come quelli che colpirono le Torri Gemelle nel 2001) ma gli effetti sarebbero pressoché gli stessi se, anziché dello schianto di un grosso aereo, si trattasse di un attacco con droni (non del tutto improbabile viste le attuali tensioni internazionali) o di qualsiasi altro evento catastrofico. L’elenco degli incidenti navali accaduti sarebbe lunghissimo ma, solo per citarne alcuni molto famosi, gli affondamenti del Titanic e dell’Andrea Doria, il disastro della Moby Prince, il recente speronamento della petroliera nel Mare del Nord.

Lo studio si conclude dimostrando che, in caso di sversamento in mare di 60.000 m3 di LNG (Liquid Natural Gas) pari a circa metà della capacità dei serbatoi di un rigassificatore, non ci sarebbero pericoli per le persone a terra se un incendio divampasse immediatamente e se il rigassificatore si trovasse a 22 km dalla costa come è, casualmente (?), quello di Livorno (progetto del 2002, in funzione dal 2013, vedere Offshore LNG Toscana).

L’energia radiante a terra sarà al massimo (vale la legge di attenuazione con il quadrato della distanza) 200/222=200/484= 0.4 kW/m2

valore da confrontare con i seguenti:
Inizio letalità, 7 kW/m2
– Lesioni reversibili, 3 kW/m2
(accettato anche 5 kW/m2)
Danni alle strutture 12.5 kW/m2.

Un valore di 0,4 contro una soglia di pericolo pari a 3: tutti tranquilli sulla costa Livornese.

E così sarebbe smentito lo scenario apocalittico descritto da Piero Angela e richiamato infinite volte dai sostenitori del pericolo connesso coi rigassificatori.

Ma allora non si parlava ancora di Piombino e di Ravenna.

Si provi a inserire nella formula 1 km, come potrebbe essere la situazione di Piombino, al posto dei 22 km ed ecco che l’energia radiante diventerebbe 200 kW/m2, quasi 30 volte maggiore della soglia di letalità: per i piombinesi, con il rigassificatore in porto a poca distanza dall’abitato, non ci sarebbe scampo.

Nota: il modello prevede lo sversamento di GNL in “acqua aperta” mentre un porto è un bacino quasi chiuso ma, a parte che questa condizione, stando al documento, potrebbe essere addirittura peggiorativa, l’incidente potrebbe riguardare una metaniera di rifornimento all’imbocco del porto, quindi in acqua aperta.

Se Piombino piange, Ravenna non ride.

Nel caso di sversamento in mare del GNL che non si incendiasse subito, una nube metano-aria potenzialmente esplosiva arriverebbe, stando al documento, a circa 7 km AL LARGO DELLA COSTA. Tranquillizzante, se il rigassificatore fosse a 22 km.
Ma se invece il rigassificatore fosse a 8 km, come è quello di Ravenna, tutta la modellazione sarebbe da spostare di 14 km verso terra e la zona di pericolo da 7 km al largo si sposterebbe a 7 km nell’entroterra.

Sulla terra il modello da applicare sarebbe diverso, ma intanto a terra si sarebbe arrivati e Punta Marina è proprio in riva al mare. Poi si tratterebbe di trovare il confine della zona di fiamma, ma di nuovo l’energia radiante a 1 km sarebbe circa trenta volte superiore al limite LETALE, per poi diminuire con il quadrato della distanza fino al limite di letalità di 7 kW/m2 a circa 5 km. Da notare che, in questo caso, anche tutta l’area sulla terraferma interessata direttamente dalla fiamma sarebbe devastata.

Non ho trovato smentite o contestazioni al documento che, se era considerato attendibile nel 2008, dovrebbe esserlo ancora. A essere completamente cambiato è lo scenario: se nel 2008 la simulazione era tranquillizzante per il rigassificatore di Livorno, le stesse valutazioni sono alquanto preoccupanti per Piombino e Ravenna.
Ovviamente se le ipotesi sono realistiche, i modelli appropriati e i calcoli corretti ma, nel dubbio, forse varrebbe comunque la pena verificare, invece di ignorare e rischiare di avere una certezza DOPO l’accadimento dell’evento e magari catalogarlo, come avviene di solito, come “impensabile“!

L’autore scrive e ripete frasi del tipo “è necessario che le azioni di emergenza che il personale deve intraprendere in caso di urto aereo o di altro impatto considerato, siano accuratamente studiate e incorporate nelle procedure di emergenza del terminale“.

A qualcuno risulta che sia stato fatto?

Dai documenti relativi alla procedura di approvazione del progetto di Ravenna risulta che alle osservazioni relative alla possibilità di un attacco terroristico, Snam ha risposto che non è un problema suo. E nemmeno Bonaccini (Commissario Straordinario) e de Pascale, allora sindaco di Ravenna, hanno ritenuto che fosse un problema da affrontare e risolvere.

L’analisi dei rischi di Snam

Nei documenti presentati da Snam per l’approvazione del progetto è scritto che nel peggiore degli incidenti possibili la massima distanza alla quale si verificherebbero danni è di 418 metri: è credibile?

Nel video, tratto dalla presentazione del rigassificatore del 2022, chi parla è il comandante regionale di VVFF che commenta il documento Snam.

Conclusione

La pubblicazione dell’ing. Petrangeli del 2008 smentisce lo scenario catastrofico descritto da Piero Angela nel 2006/2007 ma nel 2022, con l’approvazione dei rigassificatori di Piombino e Ravenna, la situazione si è ribaltata e lo studio Petrangeli finisce per confermare il pericolo, essendo i nuovi rigassificatori troppo vicini a insediamenti abitati.

Alla luce dei risultati dello studio, pare che le “procedure di emergenza” non potrebbero che tradursi in un divieto di trasportare, travasare e stoccare così tanto GNL vicino a insediamenti abitati.

PDF integrale del documento Petrangeli:

schianto-aereo (28 download )

Nota – Chi rilevasse inesattezze o errori in quanto sopra è invitato a segnalarlo: sarebbe un sollievo ammettere di aver sbagliato e che non c’è alcunché di cui preoccuparsi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.